Ultima chiamata Bangkok by Cristina Zaia

Ultima chiamata Bangkok by Cristina Zaia

autore:Cristina Zaia [Zaia, Cristina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2022-06-14T22:00:00+00:00


Quindici

Camminarono insieme per le vie della città. Il sole aveva cominciato ad annunciare la sua direzione verso il tramonto nelle ombre lunghe delle persone per strada. Faceva molto caldo.

Si fermarono in un bar, nella parte vecchia. Alla climatizzazione della sala interna preferirono l’ombra del dehors, situato su una palafitta in legno che dava su un piccolo laghetto.

«Ho guardato sulla guida, alle 17 apre il Chiang Mai Night Bazaar. Potremmo andare a dare un’occhiata» propose Carlo, bevendo un succo d’arancia.

«Certo. Non ho la più pallida idea di dove siamo adesso. Sei stanco?».

«Un po’. Stiamo girando come se non avessimo una meta».

«Abbiamo una meta?» disse Leo, in un sorriso.

Carlo si mise a fissare un punto lontano sulla sponda opposta del lago, vedeva Tea e Sara. Si rese conto di non avere una meta, una direzione.

«Ti sei intristito?» gli chiese Leo.

«La mente è piombata per un attimo in Italia».

«Prendiamo un taxi e andiamo a visitare un sito che era nel programma, poi raggiungiamo il Night Bazaar prima di cena?».

«Sì» rispose Carlo

Ne fermarono uno che aveva la lucina rossa sul vetro anteriore, quindi era libero. Il taxista parlava perfettamente l’italiano.

«Il tempio è su una collina. Ci vorranno venti minuti».

«Va bene» disse Leo.

L’auto partì.

«Se vi fermate anche domani posso portarvi dove volete. Questo è il mio biglietto da visita» disse il taxista.

«Grazie. Lo terremo in considerazione» disse Carlo.

«Siete in Thailandia da molto?».

«Una settimana circa. Sei italiano?» gli chiese Leo.

«Sì, sono di Parma. Vivo qui da dieci anni. Ho fatto un viaggio, ho conosciuto una ragazza, per questo sono tornato, e rimasto. Abbiamo tre figli. Voi siete sposati?».

«In che senso?» esclamò Carlo.

«Nel senso che siete una coppia?».

«No» disse Leo.

«Credevo di sì. Anzi, ne ero certo».

Carlo era silenzioso, come se quell’uomo gli stesse mostrando una certa idea di meta.

La conversazione su quell’argomento terminò subito. Carlo si voltò per osservare Leo, assorto con la testa voltata a guardare fuori dal finestrino. Si mise a fissare l’attaccatura dei suoi capelli. Lo vedeva bello anche in quel punto.

Arrivarono a destinazione.

«Vi aspetto qui. Fate con calma» disse loro il taxista.

Entrarono nel tempio. Camminavano senza una logica precisa, fermandosi ad ammirare statue di Buddha dorati.

«L’idea di avere un taxi tutto nostro a me piace. Incluso l’autista» disse Leo.

«Anche a me. Ingaggiamolo per questi pochi giorni a Chiang Mai. Ti piace il tizio?» chiese Carlo, serio, fermandosi davanti a una statua enorme che li fissava.

«Ma va’, dai. Assolutamente no. Posso mica tradirti già dall’inizio?» rispose Leo, scoppiando a ridere.

Carlo si rese conto di aver avviato un meccanismo negativo, disinnescato subito da Leo con ironia. Erano piccoli momenti nei quali una sfumatura può rovinare un’ipotesi di storia, pensò.

Ripresero a camminare. Furono fermati, poco dopo, da un monaco in kesa ocra.

«Benvenuti nel tempio. Oggi non c’è molta gente, potete ammirarlo con calma» disse loro il monaco.

«Sì, grazie» rispose Leo «è molto bello qui. Scusami» continuò guardando Carlo «ho un attimo di nausea, credo sia il caldo. Vado a sedermi nel taxi».

«Aspetta Leo, vengo con te».

«No, mi pare scortese. Finisci il giro, poi mi raggiungi» disse Leo e se ne andò.



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